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SETTEMBRE 2018

- GIUGNO 2019

1° Festival

Alpe-Adria dell'

Archeologia Pubblica

senzaConfini

Storie della terra

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Il nostro patrimonio:

dove il passato incontra il futuro

QUANDO /

da SETTEMBRE

2018

a GIUGNO

2019

DOVE /

MUSEI E SITI ARCHEOLOGICI DEL

FRIULI-VENEZIA GIULIA, DEL VENETO, DELL'AUSTRIA

E DELLA SLOVENIA

DESCRIZIONE DEL FESTIVAL /

L’archeologia pubblica è quell'area di studio e di ricerca che sviluppa il dialogo tra gli archeologi e il “grande pubblico”, ponendo al centro il ruolo sociale dell'archeologia, per coinvolgere i cittadini nella riscoperta del proprio passato, facendo in modo che la ricerca agisca in modo positivo sull'identità e sui valori della comunità locale. Una delle funzioni etiche e sociali dell'archeologia pubblica è quella di far riflettere sul presente, condividendo con i cittadini i risultati delle ricerche in modo trasparente e aperto, e coinvolgendoli nel processo decisionale sul destino della ricerca stessa.
Il Festival Alpe-Adria dell'Archeologia Pubblica "senzaConfini", promosso dall'associazione A.C.CulturArti di Udine, ha l'obiettivo di stabilire, anno per anno, una serie di punti fissi nel campo della partecipazione del pubblico all'universo dell'archeologia, sia nella pratica che nel dibattito teorico. Lo scopo del Festival è quello di contribuire alla programmazione di azioni mirate in questo importante settore, che sfocia nella tutela complessiva del patrimonio culturale attraverso il turismo e l'accoglienza nei siti e musei, con mostre, visite e molte altre azioni artistiche e culturali.

Il Festival è finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che lo ha ufficialmente inserito nell'agenda degli eventi dell'Anno europeo del patrimonio culturale 2018 http://annoeuropeo2018.beniculturali.it/eventi/festival-alpe-adria-dellarcheologia-pubblica-senzaconfini/
Le attività previste per il 2018 sono:
- mostre archeologiche, sulle difficoltà interpretative che l'archeologo deve affrontare, o su specifiche tipologie di immagini antiche;
- attività di didattica, laboratori e incontri sull'archeologia per bambini e ragazzi;
- conferenze e presentazioni di libri su tematiche archeologiche;
- conversazioni pubbliche sul tema molto attuale della conservazione e della distruzione del patrimonio archeologico nel Mediterraneo;
- eventi culturali collaterali di vario tipo, come concerti, spettacoli di danza, e altre performance artistiche, con importanti interpreti della scena culturale italiana, allo scopo di  attrarre un maggiore flusso di pubblico nei siti coinvolti nell'iniziativa;
- produzione di materiali relativi alla comunicazione (libri, volantini, video, sito web);
- interazione tramite social media (https://www.facebook.com/A.C.CulturArti/).

OBIETTIVI DEL FESTIVAL /

  • diffondere tra gli archeologi la consapevolezza dell'importante ruolo sociale della loro professione. Far sì che un numero crescente di archeologi percepisca la condivisione della ricerca come un dovere, e un’attività che va affrontata col medesimo impegno e la medesima serietà della ricerca, per fare in modo che il patrimonio culturale sia veramente accessibile a tutti;

  • sviluppare un rapporto dei professionisti dell'archeologia con i cittadini, coinvolgendoli attivamente, comunicando e diffondendo al “grande pubblico” le attività di ricerca archeologica (ad esempio con visite guidate agli scavi in corso, conversazioni pubbliche, presentazioni web, ecc.);

  • creare un approccio al patrimonio culturale incentrato sulle persone, più inclusivo, integrato, sostenibile e intersettoriale;

  • elaborare modelli innovativi di governance partecipativa e di gestione del patrimonio culturale (attraverso la discussione collettiva a livello locale e regionale);

  • educare i bambini e i giovani ad apprezzare e conoscere il patrimonio culturale, tramite attività di didattica museale e di scavo simulato mirate all'età scolare;

  • sviluppare, sul piano dell'archeologia pubblica, relazioni di cooperazione, di dialogo, di integrazione e di interscambio culturale con i siti archeologici delle altre zone coinvolte nel progetto, ovvero l'area Alpe-Adria (regione Veneto, regione Friuli Venezia Giulia, Carinzia e Stiria in Austria e l'intera Slovenia);

  • creare una sinergia tra il patrimonio culturale e le politiche in materia di ambiente e di “turismo sostenibile”, ad esempio sfruttando la ciclovia Alpe-Adria per “ciclo-visite” archeologiche;

  • sensibilizzare i cittadini sui temi del cosiddetto “genocidio culturale” e della distruzione del patrimonio culturale in zone di guerra (tramite conferenze e incontri);

  • aumentare il flusso di visitatori verso i siti archeologici coinvolti dall'iniziativa con eventi culturali collaterali (artistici, espositivi) di vario genere.

CALENDARIO DEGLI EVENTI /

15 settembre 2018

- 20 gennaio 2019

martedì-domenica

h. 10:00-18:00

Palazzo Loredan

Campo Santo Stefano 2945

Venezia

IDOLI

Il potere dell'immagine

La mostra IDOLI (dal greco eídolon, immagine) è promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, istituita nel 2016 da Inti Ligabue, figlio dell'esploratore e archeologo Giancarlo Ligabue, e curata da Annie Caubet – conservatrice onoraria del Museo del Louvre – con l'aiuto del Prof. Stefano De Martino, specialista di civiltà dell'Anatolia antica dell’Università di Torino.
Il percorso espositivo presenterà ai visitatori 100 reperti che abbracciano un arco temporale vastissimo, dal 4000 al 2000 avanti Cristo: un’epoca di grande transizione, in cui i villaggi del Neolitico si evolvono a poco a poco nelle società urbane dell’Età del Bronzo. La cosiddetta “Rivoluzione neolitica” segna il passaggio da clan e tribù a società più complesse, vede l’avvento di nuove tecnologie e della lavorazione dei metalli, l’affermarsi delle prime forme di scrittura in diversi centri, l’avvio di reti commerciali e dei relativi traffici anche tra popoli molto distanti, che in tal modo intensificano i rapporti e gli scambi di merci e materiali, di idee e forme espressive.
Parimenti ampio è lo spazio geografico preso in considerazione che si estende dalla Penisola Iberica alla Valle dell’Indo. Sarà sorprendente vedere come, in parti del mondo tra loro lontanissime, si affermino tradizioni e forme di rappresentazioni simili, o si ritrovino materiali necessariamente giunti da paesi distanti, eppure già in relazione tra loro: l’ossidiana della Sardegna e dell’Anatolia, i lapislazzuli importati dall’Afghanistan, l’avorio ottenuto dalle zanne degli ippopotami dell’Egitto o delle Coste del Levante.

 

Nella prima parte prevarranno le figure femmnili che, poi,lasceranno il posto da protagonista a quelle maschili che s’impongono nelle società urbane, più strutturate e complesse delle forme di convivenza precedenti. Si potranno ammirare statuette di idoli diverse tra loro per forme e dimensioni, materiale, iconografia e simbologia. Dalla figurina cilindrica con occhi del calcolitico (IV millennio a.C.) proveniente forse dall’Estremadura alla figurina femminile stante del Belucistan appartenente alla Collezione Ligabue. Tutte le statuette in mostra, che riportano talvolta i segni delle ripetute manipolazioni o di riparazioni coeve – a dimostrazione di un loro utilizzo costante e di un ruolo chiave negli eventi sociali e religiosi ricorrenti – sono dunque custodi di storie e miti di straordinaria suggestione; testimoni di usi e di bisogni simili e, in seguito, di quel “grande arazzo di culture interconnesse” che si venne a creare tra la fine del IV e per tutto il III millennio a.C.

Il Festival organizzerà visite guidate alla Mostra con il personale della Fondazione Ligabue e una presentazione pubblica della Mostra in una sede friulana.

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14 ottobre 2018

h. 10:30-12:30

TamTam. Libreria dei bambini

Via Pontevecchio 25A

Bologna

LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA

IMPARIAMO A SCAVARE!

Un Festival denominato “senzaConfini” non si chiamerebbe così se non potesse valicare i confini! Questo evento avrà infatti luogo, per il primo anno di attività del Festival, nel capoluogo dell'Emilia-Romagna, dove è nata l'occasione di creare un laboratorio didattico per avvicinare i bambini delle classi elementari all'affascinante mondo dell’archeologia. I ragazzi saranno coinvolti nella pratica di diverse esperienze archeologiche, privilegiando la loro diretta partecipazione, anche in forma ludica.

L'obiettivo del laboratorio archeologico è quello di guidare i ragazzi alla comprensione del mondo della ricerca storico-archeologica.

Le finalità sono quelle di sviluppare le attitudini e le capacità relazionali dei partecipanti, lo spirito “investigativo”, le abilità manuali, la percezione visiva e tattile.

A una prima parte teorica, con una breve introduzione sul metodo di scavo archeologico, seguirà la fase pratica: i partecipanti impareranno a riconoscere e a documentare gli strati archeologici e i reperti rinvenuti all'interno degli strati.

Le attività proposte sono le seguenti:

1) introduzione: il mestiere dell’archeologo (quali strumenti usa, come si distinguono gli strati archeologici...);

2) lo scavo simulato: i ragazzi impareranno a scavare stratigraficamente (strato per strato) e a documentare gli strati con le apposite schede di unità stratigrafica;

3) lo studio dei reperti: i ragazzi verranno invitati a disegnare e a descrivere i reperti che avranno trovato nel corso dello scavo.

4) Infine, la documentazione: aspetto particolarmente interessante in un'epoca di grande sviluppo dei media foto-cinematografici e anche dei disegni per via digitale, accessibili ai ragazzi già attraverso smartphone o tablet. Come si sa, lo scavo archeologico è un’indagine distruttiva (per raggiungere gli strati più antichi bisogna asportare il terreno), finalizzata alla scoperta e alla comprensione di ciò che resta del passato: proprio per questo assume un’importanza fondamentale la documentazione di tutto quello che si osserva nel corso dello scavo. Se non si documenta con grande precisione tutto ciò che si osserva, quel dato - che si era conservato per 500, 1000, 2000 anni - sarà perso per sempre...

8 novembre 2018

h. 18:00-19:30

Castello di Udine

Salone del Parlamento

Udine

CONFERENZA

DALLA TERRA ALLA STORIA

Prof. Paolo Matthiae

Emerito di Archeologia

del Vicino Oriente antico

(Università di Roma “La Sapienza”)

Conferenza. Dalla Terra alla Storia:

 Scoperte leggendarie di Archeologia Orientale

 

Paolo Matthiae, lo scopritore della città siriana di Ebla, vero fiore all'occhiello dell'archeologia italiana dal 1965 al 2010, presenta al pubblico l'appassionante racconto delle campagne archeologiche nell'antico Oriente da metà Ottocento ad oggi, quale è illustrato nel suo più recente libro. Dalla decifrazione delle due scritture più antiche dell'umanità (geroglifico e cuneiforme) alle prime grandi imprese di scavo (Ninive, Valle dei Re, Troia, Hattusa, ecc.), tali “scoperte leggendarie” avvennero in un clima di intensa competizione tra nazioni europee in Oriente e di crescente interesse culturale ad allargare gli orizzonti dell'Antico oltre i confini del mondo greco-romano e biblico. 

9 novembre 2018

h. 10:00-11:30

Sala Consiliare

P.zza Garibaldi, 7

Aquileia (UD)

CONVERSAZIONE PUBBLICA

DALLA TERRA ALLA STORIA

Prof. Paolo Matthiae

Emerito di Archeologia

del Vicino Oriente antico

(Università di Roma “La Sapienza”)

Conversazione pubblica sulla conservazione e la distruzione del patrimonio archeologico nel Mediterraneo (con domande dal pubblico).

Il Prof. Matthiae, figura notissima ed eminente dell'archeologia italiana, si è occupato in questi ultimi anni delle sorti del patrimonio artistico e culturale in zone di conflitto e di disordine civile. Quali sono i compiti del mondo della cultura e del grande pubblico rispetto a questi eventi così tragici, che rischiano di cancellare una parte della nostra memoria storica? Moderatore del dibattito con il pubblico di Aquileia sarà il Prof. F. Mario Fales (Professore Senior di Storia del Vicino Oriente antico - Università di Udine).

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24 novembre 2018

h. 20:30-22:00

Teatro S. Giorgio

Via Quintino Sella

Udine

CONCERTO

Edoardo

De Angelis

in "Storie da raccontare"

“È qui che si scommette sul futuro

è qui che si ragiona sul passato

è qui che si raccontano le storie

che con il tempo abbiamo conservato”

(E. De Angelis - Alleggiu, nuoveCanzoni 2018)

 

C'è un avverbio che può tradurre in maniera perfetta i tempi dell'archeologia: lentamente (in siciliano alleggiu, in friulano planc, in tedesco langsam, in sloveno počasi).

Quali sono gli elementi che possono avvicinare il lavoro del cantautore a quello dell'archeologo? Quest'ultimo scava, entra con i suoi strumenti nella terra, per cercare cose, oggetti, memorie che il passato ha sepolto. Chi scrive canzoni sulla vita e sui sentimenti delle persone, sulla loro storia, sulla loro posizione nel mondo, in fondo esercita un mestiere non troppo differente: scava nelle pagine del tempo, negli umori che distinguono un'anima da un'altra anima. Il cantautore è, se ascoltato, come una voce interiore che può aiutare a percepire sottili tracce, pensieri a volte apparentemente perduti, a volte solo accantonati. La canzone d’autore è un setaccio attraverso il quale la sabbia, la terra delle cose e del tempo passano, lasciando piccoli tesori di comprensione e umanità.

 

Opportunamente pensato per il Festival, questo concerto è una collana di canzoni che scavano nei cuori, nei sentimenti, nei rapporti, nelle vicende umane, e perfino, indiscretamente, nelle pagine della Storia con la S maiuscola, per recuperare al pensiero di oggi immagini, dettagli, possibili momenti di vita.

Canzoni di: Edoardo De Angelis

Testi: Roswitha Del Fabbro, Edoardo De Angelis

Voce narrante: Francesco Cevaro

Edo - presentazione Il cantautore necess

© Alessandro Ziantoni

15 dicembre 2018

h. 21:00-22:30

Teatro Comunale

Polcenigo (PN)

CONCERTO

PAOLA SELVA

Chitarra e archeologia, due mondi apparentemente lontani. Ma ogni chitarrista sa che la testimonianza più antica finora scoperta dell’esistenza della chitarra è un bassorilievo ittita risalente al XIII secolo a.C.; e da lì la chitarra ha percorso una via ben tracciata che l’ha vista presente tra Medio Oriente ed Europa. Ora in tutto il mondo.

Le vie di comunicazione sono sempre state fondamentali per lo scambio culturale e così anche per quello musicale.

Paola Selva, con la sua chitarra, ripercorrerà alcune di queste vie, intrecciandole con il suo personale percorso artistico, che nasce dalla volontà di oltrepassare il confine musicale esplorando luoghi, riportando alla luce vissuti, scavando nelle Culture, affrontando strade solcate o anche solo immaginate.

https://www.paolaselva.com/

L'evento mira anche a valorizzare il sito palafitticolo di Palù di Livenza, nella zona paludosa che si estende tra i comuni di Caneva e Polcenigo. Si tratta di una località frequentata dagli ultimi cacciatori-raccoglitori nel corso della fase finale del Paleolitico nel corso del Tardoglaciale. La più intensa ed estesa frequentazione del Palù data alla fase finale del Neolitico, quando nell'area umida si sviluppò un abitato palafitticolo. Il sito di Palù di Livenza è sicuramente uno tra i più interessanti siti palafitticoli neolitici dell'Italia settentrionale. Grazie all'eccezionalità della datazione dei ritrovamenti e al perfetto stato di conservazione dei resti archeologici, il Palù è stato iscritto nel 2011 nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, assieme ad altri insediamenti simili distribuiti in molte aree umide dell'arco alpino.

17 dicembre 2018

h. 10:00-11:30

Università di Udine

Via Gemona, 92

Udine

CONVERSAZIONE PUBBLICA

Anche le statue muoiono

Conflitto e patrimonio

tra antico e contemporaneo

Dr.Christian Greco

Direttore del Museo

Egizio di Torino

Conversazione pubblica sulla conservazione e la distruzione del patrimonio archeologico nel Mediterraneo (con domande dal pubblico).

Anche le statue muoiono” è un'importante mostra che si svolge al Museo Egizio e in altre sedi espositive a Torino: essa ha anche dato luogo a un interessante convegno internazionale, organizzato dal Dr. Greco, che ha spaziato sull'argomento della sorte dell'archeologia in zone di conflitto o di disordini in vari paesi dell'area mediterranea, ora meno visitabili che in passato, dall'Egitto stesso alla Siria allo Yemen. Moderatore della conversazione sarà il Prof. F. Mario Fales (Professore Senior di Storia del Vicino Oriente antico - Università di Udine), che è stato uno dei partecipanti al convegno torinese.

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18 dicembre 2018

h. 10:00-11:30

Università di Udine

Via Gemona, 92

Udine

PRESENTAZIONE LIBRO
La medicina assiro-babilonese

La terapeutica più antica

del mondo da fonti originali

Prof. F. Mario Fales

e altri autori del libro

(Casa Editrice Scienze e Lettere, Roma)

Questo libro rappresenta un manuale introduttivo a più voci sulla medicina dell’antica Mesopotamia, basato sulla lettura e interpretazione di testi in grafia cuneiforme e in lingua assiro-babilonese del tardo II e soprattutto del I millennnio a.C. Il volume, che non ha alcun precedente o parallelo in Italia,  è concepito ad uso di un pubblico di lettori abituali e a vasto raggio, soprattutto interessato alla storia, tecnologie e condizioni di vita nell’Antichità. 
Per la sua tematica vasta e articolata e per la molteplicità degli spunti storico-culturali, il presente volume è fruibile e di stimolo anche per cultori di fasi più recenti della storia della medicina, in Occidente come in Oriente, per esperti di quelle medicine tradizionali ed etniche tuttora praticate in molte aree del mondo e, infine,  per specialisti di area medico-scientifica odierna.

A cura del Centro interdipartimentale di medicina antica (RIMA), Università di Udine.

28 febbraio 2019

h. 19:00-20:30

Sala Consiliare del Comune di

Torreano (UD)

PRESENTAZIONE LIBRO
Deir El-Medina: Nascita,

sviluppo e declino di un villaggio

di artigiani nell'Antico Egitto

di Andrea Trevisani

Moderatore dell’incontro: Prof. Frederick Mario Fales, Professore Senior di Storia del Vicino Oriente Antico dell’Università di Udine.

Il testo ripercorre la storia di uno dei villaggi più esclusivi che la ricerca archeologica ci ha restituito. Deir el-Medina ospitò per quasi cinque secoli, a partire dal 1500 a.Cr., la comunità artigiana impiegata nella costruzione e decorazione delle affascinanti tombe che ospitarono le spoglie mortali dei faraoni nella Valle dei Re in Egitto. Oltre a proporre la storia del villaggio vengono affrontati sia l’organizzazione sociale sia alcuni momenti di vita quotidiana di una delle comunità più particolari della storia dell’umanità.

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11 maggio 2019

h. 10:00-12:00

TamTam. Libreria dei bambini

Via Pontevecchio 25A

Bologna

LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA

"MOSAICHIAMO!"

Il mosaico è una tecnica artistica molto antica che riesce sempre ad emozionarci con i suoi colori brillanti e la perfezione e bellezza dei suoi disegni.
Il laboratorio “Mosaichiamo!” sarà preceduto da una breve lezione introduttiva sulle caratteristiche dei mosaici antichi, sulla tecnica di preparazione e posa delle tessere e sugli strumenti necessari e i materiali che venivano utilizzati per creare i pavimenti musivi.
La parte pratica del laboratorio prevede la realizzazione, da parte dei bambini, di una riproduzione semplificata di un mosaico romano con motivi iconografici diversi, geometrici o figurativi.
I bambini lavoreranno singolarmente o a coppie, per stimolare la condivisione di un lavoro. Dovranno scegliere correttamente le tessere da utilizzare e collocarle negli appositi spazi, sviluppando così le capacità di visualizzare in anticipo il prodotto finito.
Lo scopo del laboratorio è quello di avvicinare i ragazzi a uno degli
elementi più caratteristici delle abitazioni degli antichi romani.

Il laboratorio ha una durata di circa 2 ore ed è pensato per i bambini dai 6 anni in su.

 

11 maggio 2019

h. 18:30-21:00

Villa Sulis

Località Costa, 17

Castelnovo del Friuli (PN)

CONCERTO

Edoardo

De Angelis

in "Storie da raccontare"

- h. 18:30: visita guidata alla collezione archeologica, curata dalla Dott.ssa Irene Sarcinelli (Curatrice della Raccolta archeologica di Villa Sulis, “La ceramica di Castelnovo”)
- h. 19:00: concerto di Edoardo De Angelis "Storie da raccontare"

Proviamo a cucire insieme, con il filo del sentimento, canzone d'autore e archeologia...

Canzoni di: Edoardo De Angelis
Testi: Roswitha Del Fabbro, Edoardo De Angelis
Voce narrante: Francesco Cevaro
Special guest: Paola Selva

Quali sono gli elementi che possono avvicinare il lavoro del cantautore a quello dell'archeologo? Quest'ultimo scava, entra con i suoi strumenti nella terra, per cercare cose, oggetti, memorie che il passato ha sepolto. Chi scrive canzoni sulla vita e sui sentimenti delle persone, sulla loro storia, sulla loro posizione nel mondo, in fondo esercita un mestiere non troppo differente: scava nelle pagine del tempo, negli umori che distinguono un'anima da un'altra anima. Il cantautore, se ascoltato, è come il richiamo di una voce interiore che può aiutare a percepire sottili tracce, pensieri a volte apparentemente perduti, a volte solo accantonati. La canzone d’autore è un setaccio attraverso il quale la sabbia, la terra delle cose e del tempo passano, lasciando piccoli tesori di comprensione e umanità.
Opportunamente pensato per il Festival Alpe-Adria dell'Archeologia Pubblica, il concerto "Storie da raccontare" è una collana di canzoni che scavano nei cuori, nei sentimenti, nei rapporti, nelle vicende umane, e perfino, indiscretamente, nelle pagine della Storia con la S maiuscola, per recuperare al pensiero di oggi immagini, dettagli, possibili momenti di vita. Edoardo De Angelis ne ha scritte e cantate moltissime, di storie, e racconta al pubblico passato e presente di personaggi realmente vissuti oppure mitologici, reinterpretando a volte la storia e le Scritture, cantando di amore e dolore, e di tutti i sentimenti che tra amore e dolore trovano respiro.
Sul palco con De Angelis ci sarà anche l'attore Francesco Cevaro, a introdurre i racconti del musicista romano, attraverso brevi riflessioni di un ipotetico archeologo che si sforza di spiegare il senso del suo lavoro, ma anche il senso della vita stessa.

18 maggio 2019

dalle h. 20:30

Museo Archeologico

Via Roma, 1

Aquileia (UD)

BASSILLA

LA DECIMA MUSA

Bassilla, chi era costei?

Mima e danzatrice di provenienza orientale, Bassilla viene ricordata da un'epigrafe in lingua greca dedicatale dall’archimimo e dai colleghi della compagnia teatrale dopo la sua morte, avvenuta nel teatro aquileiese nella prima metà del III secolo d.C.

La stele funeraria di Bassilla proviene dalla necropoli presso la basilica dei Santi Felice e Fortunato, a sud est di Aquileia, ed è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.

L’epigrafe fa cenno alla sua abilità di cantante e di danzatrice, esibita nei teatri di molte città tra cui Aquileia, abilità grazie alla quale si era meritata il titolo di “decima musa”:

A colei che in passato, in molte contrade e in molte città, colse sulla scena il successo risonante d’applausi per il versatile talento, manifestato nei mimi e nelle danze, a lei che spesso sulle scene morì, ma non in questo modo, alla mima Bassilla, decima Musa, Eraclide, attore valente nella declamazione, pose questa stele. Anche da morta essa ottenne un onore uguale a quello che godeva da viva, poiché il suo corpo riposa in un suolo sacro alle Muse. I tuoi colleghi ti dicono: ‘Sta di buon animo, Bassilla, nessuno è immortale!’
La performance di danza contemporanea “Bassilla. La decima musa” si terrà al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia. Scopriremo tramite questo spettacolo l'affascinante figura di una danzatrice di quasi duemila anni fa, resa immortale dalla sua Arte. La sua è una storia di affermazione femminile degna di ricordo in sé e, al contempo, una delle tantissime “storie della terra” che l'archeologia ha riportato alla luce: per ambedue queste caratteristiche, Bassilla merita di essere celebrata in un Festival dell'Archeologia pubblica.

Da un'idea originale di Nicola Cossar, sviluppata in collaborazione con il CSS – Teatro stabile di innovazione del FVG e il Polo Museale Del Friuli Venezia Giulia.

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16 giugno 2019

h. 16:30-18:00

Museo Archeologico

Piazza Duomo 13

Cividale (UD)

Rivediamoci tra 2000 anni...

Il nostro tempo

visto dagli archeologi del futuro

 

"Quante cose (...)

dureranno più in là del nostro oblio;

non sapranno mai che ce ne siamo andati."

Le cose, di J. L. Borges (da “Elogio dell'ombra”, 1969)

 

Questo laboratorio vuole “uscire dal seminato” consueto, per stimolare la riflessione sui metodi di lavoro dell'archeologia, sulle difficoltà interpretative che l'archeologo deve affrontare e sul valore della nostra civiltà rispetto a quelle del passato. Si tratta, in estrema sintesi, di un esperimento che guarda al futuro per comprendere meglio il presente e il passato, attraverso le piccole cose quotidiane su cui riflettiamo poco e di solito distrattamente.

L'archeologo sonda il passato per capire meglio il presente. La storia dovrebbe infatti servire a spiegarci chi siamo, ricordandoci da dove veniamo. Ma se per una volta proviamo in via ideale a proiettare in avanti lo sguardo della storia, compiendo un grande salto nel futuro, il laboratorio “Rivediamoci tra 2000 anni...” ci vuole ricordare che, nella vita di tutti giorni, siamo legati per lo più alla quotidianità e ai suoi simboli e reperti più diffusi. Di noi, con il passare del tempo, resterà soprattutto, alla fin fine, una serie di oggetti mal conservati e diventati quasi irriconoscibili, nei loro usi e nella loro importanza. Dunque, di interpretazione assai difficile per l’archeologo fra 1000 o 2000 anni.

Il laboratorio “Rivediamoci tra 2000 anni...” invita il visitatore a un viaggio nel futuro. Saranno esposti oggetti che appartengono alla nostra sfera quotidiana e che affidiamo al futuro, una sorta di “messaggio racchiuso in una bottiglia” che viaggerà idealmente nel tempo. Si scoprirà (anche con una certa ironia) come, nelle descrizioni che possiamo immaginare fornite dagli archeologi del 4018 o giù di lì, i reperti dei nostri tempi potrebbero trovare descrizioni improprie, a volte del tutto fuorvianti. Così, diversi oggetti di uso comune o meri ninnoli a noi cari potrebbero addirittura assurgere al rango di importanti strumenti rituali e liturgici. Ad esempio, un nano da giardino potrebbe essere interpretato come una statuetta di divinità protettrice della casa. Ma, riflettendoci per un attimo, ci si chiederà: si tratta di un’interpretazione del tutto assurda, o invece essa cela qualche pur minimo germe di verità?

Insomma, bisognerà ricordarsi – e ricordare soprattutto al pubblico – che l'archeologia è, sì, una disciplina scientifica, ma non è una scienza esatta. Si tratta di una ricerca empirica, e le interpretazioni possono dunque anche essere largamente erronee. I metodi d'interpretazione delle civiltà passate sono molte cambiate dal Settecento a oggi e attualmente corrispondono a criteri storici e culturali dei nostri tempi. Proprio per questo – nonostante ogni possibile sforzo – risulta essere un'impresa pressoché impossibile proiettarci nella mente degli archeologi del futuro.

Da un altro punto di vista, infine, ci si chiederà: la nostra civiltà verrà dunque dimenticata e non sarà più ricostruibile fra alcune migliaia di anni? Difficile fornire una risposta... Vogliamo comunque rimanere ottimisti, partendo dall'ipotesi – non così scontata – che, tra 2000 anni, vi saranno ancora degli uomini... e degli archeologi.

Organizzatrice del laboratorio è la Dott.ssa Marina Rubinich, ricercatore di Archeologia classica all'Università degli Studi di Udine dal 2004 e responsabile del Laboratorio di ricerca e didattica archeologica ad Aquileia (UD). Si occupa di archeologia della Magna Grecia, architettura romana, archeologia della produzione e cultura materiale greca e romana (dall'VIII sec. a.C. al VI d.C.); coroplastica e archeologia del culto di età greca (depositi e offerte votive). Dirige lo scavo didattico dell'Università degli Studi di Udine alle Grandi Terme di Aquileia (età romana-medievale); dal 2007 al 2009 ha diretto lo scavo di UniUD a Locri Epizefiri (santuario di Afrodite: VII sec. a.C.-età romana).

21 giugno 2019

h. 20:30-22:00

Museo Archeologico

Via Roma, 1

Aquileia (UD)

CONCERTO

Edoardo

De Angelis

in "Storie da raccontare"

Proviamo a cucire insieme, con il filo del sentimento, canzone d'autore e archeologia...

Canzoni di: Edoardo De Angelis
Testi: Roswitha Del Fabbro, Edoardo De Angelis
Voce narrante: Francesco Cevaro
Special guest: Paola Selva

Quali sono gli elementi che possono avvicinare il lavoro del cantautore a quello dell'archeologo? Quest'ultimo scava, entra con i suoi strumenti nella terra, per cercare cose, oggetti, memorie che il passato ha sepolto. Chi scrive canzoni sulla vita e sui sentimenti delle persone, sulla loro storia, sulla loro posizione nel mondo, in fondo esercita un mestiere non troppo differente: scava nelle pagine del tempo, negli umori che distinguono un'anima da un'altra anima. Il cantautore, se ascoltato, è come il richiamo di una voce interiore che può aiutare a percepire sottili tracce, pensieri a volte apparentemente perduti, a volte solo accantonati. La canzone d’autore è un setaccio attraverso il quale la sabbia, la terra delle cose e del tempo passano, lasciando piccoli tesori di comprensione e umanità.
Opportunamente pensato per il Festival Alpe-Adria dell'Archeologia Pubblica, il concerto "Storie da raccontare" è una collana di canzoni che scavano nei cuori, nei sentimenti, nei rapporti, nelle vicende umane, e perfino, indiscretamente, nelle pagine della Storia con la S maiuscola, per recuperare al pensiero di oggi immagini, dettagli, possibili momenti di vita. Edoardo De Angelis ne ha scritte e cantate moltissime, di storie, e racconta al pubblico passato e presente di personaggi realmente vissuti oppure mitologici, reinterpretando a volte la storia e le Scritture, cantando di amore e dolore, e di tutti i sentimenti che tra amore e dolore trovano respiro.
Sul palco con De Angelis ci sarà anche l'attore Francesco Cevaro, a introdurre i racconti del musicista romano, attraverso brevi riflessioni di un ipotetico archeologo che si sforza di spiegare il senso del suo lavoro, ma anche il senso della vita stessa.

26 giugno 2019

h. 17:00-18:30

Università del Litorale

Capodistria

- Koper (Slovenia)

CONFERENZA

Ora come allora:

Un albergo della tarda antichità

a Jesolo e la storia

della laguna nord

attraverso l'archeologia

Prof. Sauro Gelichi

Ordinario di Archeologia Medievale

(Università di Venezia)

Gli archeologi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno scoperto il primo albergo di Jesolo (l’antica Equilo), oggi principale località balneare del litorale veneto. Il complesso, sorto nel IV-V secolo d.C., si trovava su un isolotto nei pressi dell’antico estuario della Piave Vecchia. Secondo il Prof. Gelichi, professore di archeologia medievale a Ca' Foscari e Direttore della missione,  “Si tratta di un posto di stazionamento (mansio), forse anche per funzionari imperiali, che si trovava lungo una rotta endo-lagunare. La presenza di questo percorso era stata ipotizzata, ma oggi ne abbiamo la prova archeologica”. 
Della mansio finora è stata esplorata un'ampia porzione dell'edificio che serviva per l'ospitalità, caratterizzato da una serie di ambienti tutti uguali, affiancati l’un l’altro, e suddivisi in stanze che dovevano accogliere giacigli e cucine (ognuno di questi ambienti era provvisto di un focolare in mattoni). A questa struttura "alberghiera" si affiancavano edifici con officine per le attività artigianali e probabilmente una piccola cappella per le funzioni religiose. 
La mansio di Jesolo apre anche a una riflessione sull'uso pubblico del passato: si parlerà del rapporto della scoperta con la comunità locale moderna, e dei riflessi conseguenti (conflitti sociali, senso di identità storica). Si tratta di temi applicabili anche a molte altre realtà archeologiche in Italia e in paesi confinanti.

La conferenza del Prof. Gelichi si svolgerà in lingua inglese presso l'Università del Litorale di Capodistria – Koper (Slovenia) ed è aperta a studenti, insegnanti, e pubblico generale.

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